Amilcare, il leprotto del bosco magico, non aveva più voglia di giocare con gli amici a salta carota. “Uffa, non ne posso più, sempre le stesse cose, le stesse facce, gli stessi giochi!”.
Eppure salta carota era divertente. Si lanciava una carota in aria e chi saltava più veloce, quando ricadeva, se la pappava. Tra l’altro Amilcare vinceva quasi sempre: Asdrubale era più piccolo, Gino la Talpa non ci vedeva tanto bene e poi c’era Carlotta la marmotta.
“Ma il problema non è vincere o perdere... voglio vedere altre cose.” - si sfogava Amilcare con mamma e a papà.
Un giorno, dopo aver sentito parlare di un paese dove vivono topi giganti che saltano su due zampe e hanno una tasca sulla pancia, disse alla maestra, Raffa la Giraffa: “Voglio andare in Australia e vedere i topi giganti”.
“Si chiamano canguri - ribadì l’insegnante - ma il tuo posto è qui nel bosco, Amilcare, sei ancora giovane e ci sono tanti pericoli”.
Amilcare non sentì ragioni, fece le valigie, scavalcò lo steccato, percorse il sentiero, guadò il fiume che faceva da confine al bosco e sparì dalla vista. “Australia arrivo!” - fischiettava.
Proprio il fischio attirò Saro, il giaguaro, che da tempo aspettava un coniglietto per fare colazione: “Ciao ragazzo, come ti chiami?” - disse Saro. “Sono Amilcare e vado in Australia a vedere i topi canguri”. “O sono topi o sono canguri.
- ribattè Saro - Comunque io ne conosco tre, se vieni nella mia capanna te li faccio vedere”. Amilcare felice seguì Saro. In quel
momento Antonio, il falco vegetariano, svolazzava da quelle parti, capì la situazione, si gettò in picchiata e afferrò il leprotto per le orecchie. Il giaguaro diede un morso alla coda di Amilcare in volo, ma si riempì solo la bocca di peli. “Quello ti voleva mangiare. Per fortuna i tuoi genitori mi hanno chiesto di seguirti dall’alto” - disse il falco. E lo riportò a casa.
Amilcare non mangiò carote per due settimane dallo spavento, non fischiettò per un mese e soprattutto non fece più le valigie: “La mia foresta è tanto bella che non vale la pena di partire” – disse. E così fece per anni…
Testo: Edoardo Meoli; disegni: Pierpaolo Perazzolli. Librendario "Un mare di Fiave" Chiave di Lettura 2017
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